Mi ha sorpreso scoprire che su un tema difficile come la speranza si possa costruire almeno una parte di un corso di formazione per capi. Sarà che il mio libro più recente (ed importante) riporta questo concetto nel titolo , ma ho dovuto confrontarmi con un tema che non sapevo mi potesse appartenere. Io come altri vivevo nel pregiudizio della speranza come di un retaggio dell’irrazionalità fideistica, che un cartesiano e positivista come me doveva allontanare. Mi sbagliavo, come molti. Ho riscoperto la speranza dalle pagine di Bloch, di Borgna e di Minkovski. Anche Natoli nel suo Dizionario dei vizi e delle virtù mi aiutato a capire che la speranza è una spinta, una voglia, un desiderio. Il principio speranza ha vissuto una nuova notorietà con Obama. Suo è il richiamo all’Hope and Courage di Abramo Lincoln nel discorso dì insediamento. Di speranza hanno bisogno tutti gli americani per uscire dal declino della loro civiltà. Di speranza ha bisogno il pianeta che assegna al presidente USA un Nobel per la pace che ha promesso di portare sulla terra. Allora ho capito grazie a questo che il Capo di Buona Speranza è uno che con la speranza appunto ci fa i conti. Ho chiesto ad un gruppo di 15 capi maturi e giovani, di una grande azienda, di focalizzare quali sono i valori profondi che possono costituire una spinta speranzosa nella gestione dei loro collaboratori. Guardate la foto
e scoprirete che 15 capi intermedi possono dire anche cose molto profonde. Si uomo e non un “patacca”_ questa è la sintesi di un richiamo che evoca il “Sarai uomo figlio mio” di Kipling. Alcune volte in aula mi emoziono, come di fronte ad un opera d’arte. Questa è stata una di quelle.
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