Assenza

Nel filone di ricerca del Networking mindset ho rielaborato gli studi compiuti sulle leaderless organization insieme agli amici del gruppo di Ariele. Una cosa era rimasta in sospeso e riguardava un tema tanto ricco quanto misterioso (vedi Considerazioni al termine dell’evento – quarta tesi) cioè quello dell’assenza.

1. L’assenza è un concetto che si rifa in prima istanza a quello di Mancanza, concetto assai rilevate nella scuola psicosocioanalitica a cui mi riferisco. Contiene in sé l’accezione negativa del vuoto, della paura, della colpa, ma anche quella positiva del desiderio e della sfida. L’uomo nasce immaturo, mancante, difettoso e la sua stessa natura lo porta a cercare nella vita di colmare le sue mancanze in una spirale positiva di speranza e progettualità.
2. L’assenza è uno stato della comunità. Anzi è un non stato. La comunità per Bataille si fonda attraverso il mito. L’assenza del mito è l’assenza della comunità. E’ una caratteristica dell’umanità attuale:

“Se ci definiamo come incapaci di arrivare al mito e come sofferenti, definiamo il fondamento dell’Umanità attuale come un’assenza del mito.” (Bataille, 1947, cit. in Nancy, La comunità inoperosa, Cronopio, 2002)

Quest’assenza è ricca di possibilità, poiché può essere vissuta con passione di chi è stanco dei miti della vita quotidana ed intende andare oltre. Ma dove? Là fuori dove il soggetto è esposto ad altre singolarità, al limite in cui i diversi si toccano, senza la protezione della comunità. L’uomo liberato dai miti è l’uomo del tempo presente.

3. Alcune permutazioni nel campo mi hanno suggerito altre declinazioni del concetto di assenza che segnalo al lettore. Sabato pomeriggio scorso stavo elaborando queste riflessioni sull’assenza e ho fatto due incontri. Sono stato  ad una festa di bambini a cui ho portato la mia figlia maggiore. In una nuvola di bambini di diverse età è apparso ad un certo momento un bimbo di circa di due anni e mezzo. Gli adulti presenti lo salutavano con trasporto. In contesto per me estraneo (nuovi amichetti per mia figlia) ho notato questo piccolo quieto e dai bei riccioli biondi. Con sorpresa lo sguardo si è soffermato sulla parte terminale del braccio sinistro in cui risultava assente la mano. Ho provato tenerezza e desiderio di protezione per questo piccolo sfortunato. Un sentimento più esattamente di rabbia e compassione per ciò che avrebbe dovuto essere  e non è stato. Il campo dunque suggerisce una declinazione dell’assenza come tradimento dell’unità, abbandono della norma, declino della naturalezza e sopravvento del caos.

Questo percorso mi ha fatto venire in mente Saramago.

Per il poeta la cecità in questo famoso romanzo è innanzitutto cecità morale. Dunque il punto è la possibilità per l’uomo di giungere al bene superando il desiderio del potere sull’altro. L’assenza della vista è l’incapacità di riconoscere un’equivalenza tra il bene per sé e quello per la comunità.

Ma la cecità richiama anche una nota simbologia che connette l’uomo alla conoscenza. Le bende nella simbologia massonica sono una limitazione temporanea della possibilità vedere. L’accesso alla comunità consente di accedere ad un conoscenza superiore.

4. Nello stesso pomeriggio della festa ho anche conversato con una signora da pochi mesi rimasta senza marito, scomparso per malattia. Lo sguardo commosso, la voce rotta hanno proposto la situazione di un lutto non ancora elaborato. Ma soprattutto ho visto l’assenza nella sua accezione più dolorosa, che è la scomparsa incomprensibile di qualcuno che è parte di noi. Poiché in definitiva l’assenza implica il lutto, implica l’atto della separazione e la conseguente necessità del distacco. Ma più proattivamente il lutto è una delle dimensioni del cambiamento (e dell’innovazione). Poiché in ogni cambiamento c’è sempre un nuovo che uccide un vecchio, un figlio che prende il posto del padre (uno Zeus che detronizza Cronos).

Allora se l’assenza presuppone una separazione (che deve avvenire o è avvenuta) ci sarà anche un conflitto (che accadrà o è già passato) da gestire ed elaborare.

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